Che vinca il migliore
CHE VINCA IL MIGLIORE!
LABORATORIO DI PREVENZIONE E INFORMAZIONE SUL DOPING
Progetto di collaborazione insegnante/ psicologa attuato al Liceo Righi di Roma.
Diana Salvi*, Silvia Di Scala*
La proposta riguarda un intervento di formazione finalizzato alla prevenzione e all’informazione sul Doping, che consiste in due conferenze, un laboratorio di formazione esperenziale basato su giochi e lavori di gruppo: approfondimenti individuali e di gruppo, cartelloni, attività artistico-creative: ideazione di fumetti e canzoni rap.
Tali attività mirano a stimolare:
a) L’autostima;
b) La riflessione sull’Io ideale nella costruzione della propria identità;
c) La coscienza dei limiti dell’essere umano e del singolo individuo;
d) La consapevolezza della dipendenza psicologica oltre che fisica provocata dall’uso di sostanze dopanti;
e) La consapevolezza di alcune forme di manipolazione del sistema sociale e in particolare del mercato economico;
f) Responsabilità individuale verso i valori e le regole nello sport.
Nella fattispecie sono stati approfonditi temi quali le motivazioni all’uso delle sostanze dopanti nello sport, gli effetti psicologici e fisici, le conseguenze emotive (paura di fallire, ricerca della sicurezza, ecc.).
L’intervento s’inserisce in un progetto più ampio di prevenzione delle dipendenze tra i giovani e ha l’obiettivo di sviluppare capacità di critica e riflessione rispetto alla dimensione progettuale individuale.
I destinatari del progetto sono alunni del Liceo Scientifico Augusto Righi di Roma e in particolare sono state scelte sei classi dall’intero quinquennio.
Il progetto si articola in cinque fasi:
La prima fase del progetto prevedeva approfondimenti individuali e di gruppo sul tema del doping. In seguito ad un esame delle ricerche effettuate dagli studenti, l’insegnante ha assegnato a ciascun allievo in base ai talenti, alle capacità e agli interessi individuali, settori più specifici di studio. Tale attività ha permesso una maggiore comprensione e valutazione dell’argomento in vista di una esatta impostazione del lavoro da effettuare.
Sono stati realizzati collegamenti interdisciplinari con l’Italiano, l’Arte, le Scienze, e la Filosofia.
In un quinto liceo il compito assegnato riguardava la creazione di una rivista, con la relativa equipe di redazione, sul tema del doping. Tale iniziativa si inserisce nella programmazione didattica come esercitazione per l’esame di maturità. Un alunno ha scritto un breve racconto molto toccante su un personaggio inventato di un ciclista che fa uso di sostanze dopanti, illustrato poi da un'altra alunna.
Ecco un brano tratto da un racconto scritto da un alunno del quinto anno: […]Lo conosco da sempre, da quando lui conosce me. Siamo cresciuti insieme, abbiamo smesso. Cresciamo ancora, non più assieme. Non ha capito il mio cercare di aiutarlo. Non l’ha aiutato il mio cercare di capirlo. […] Ne avevamo parlato, mi dava ragione, ma dava ragione ai genitori, li compativa, forse. La delusione negli occhi di suo padre ogni domenica sera mentre ci guidava in silenzio verso casa lo umiliava. Si era trovato così a sottostare alla propria distruzione, etica quanto fisica, con giustificata immaturità. Bramandola quasi. Erano arrivate le prime vittorie, i primi premi, i primi sponsor, soprattutto. Il padre aveva smesso di rinfacciargli le proprie frustrazioni, si cominciava a parlare di contratti, la vita da pensionato più vicina. La madre era soddisfatta dallo sguazzare nelle invidie altrui. Era la madre del più forte. […] N.Tamburi |
In una terza è stata realizzata, una indagine improntata al modello scientifico, sull’effetto della musica sul risultato sportivo, in collaborazione con l’insegnante di scienze.
In ogni classe gli alunni hanno inoltre creato:
- Cartelloni che evidenziavano alcuni aspetti fondamentali di etica sportiva;
- Racconti di storie di cronaca su grandi campioni;
- Tabelle di classificazione delle sostanze dopanti e i relativi effetti fisiologici;
- Il testo di una canzone rap e la sua rappresentazione in classe, diversi fumetti: a tal fine la psicologa ha fornito alcune frasi-stimolo per la creazione di un dialogo tra due persone. Uno dei personaggi invita subdolamente un altro a usare sostanze dopanti (facendo leva sul mito del successo, il bisogno di appartenenza al gruppo, l’orgoglio e la paura di fallire), avvalendosi della fiducia goduta.
La seconda fase del progetto consisteva in una conferenza tenuta dal dott. Botré, Direttore del laboratorio antidoping della Federazione Medico Sportiva Italiana e Presidente della WAADS – World Association of Anti Doping Scientist. La conferenza verteva sull’importanza di una prevenzione che non si basi solo sugli aspetti relativi al pericolo di sanzioni o sui danni per la salute ma sulla formazione di una corretta etica sportiva. Nel momento in cui un atleta si avvicina ad uno sport, cerca quelle emozioni che derivano dal vivere sul proprio corpo i miglioramenti che l’organismo ottiene dall’allenamento e per fare questo accetta le regole proprie dello sport. Nel momento in cui trasgredisce a tali regole bara con se stesso inducendo un’emozione artificiale.
La terza fase riguardava un laboratorio, condotto dalla psicologa, Dr.ssa Diana Salvi, realizzato in ogni classe (I, II, III) con l’obiettivo di favorire l’emergere della consapevolezza rispetto alla costruzione della propria identità, dell’Io ideale e della propria autostima.
Descrizione delle attività di laboratorio
Le attività sono state condotte dalla psicologa; l’insegnante era presente in classe per l’organizzazione del lavoro e per raccogliere materiale scritto che successivamente avrebbe potuto offrire nuovi spunti di riflessione.
Struttura del laboratorio:
-Gioco: “Indovina chi l’ha disegnato?”
-Visione dei cartelloni-fumetto;
-Rappresentazione della canzone rap:
-Discussione finale.
La prima attività era un gioco: sono stati distribuiti agli alunni alcuni fogli su cui ciascuno doveva disegnare un personaggio famoso dello sport o dello spettacolo, che rappresentava il proprio ideale. Ogni disegno era anonimo, e il gioco consisteva nello scoprirne l’autore e il motivo della scelta.
Questo tipo di “giochi psicologici” (Manes, 1998) consente di stimolare la percezione e la consapevolezza dell’unità mente-corpo; nella fattispecie questo gioco mira a stimolare una positiva e realistica immagine del proprio ideale e dei rapporti con gli altri. Capire come gli altri ci vedono in relazione a come noi ci percepiamo, rimette in gioco la propria immagine corporea, e le relative implicazioni.
I disegni venivano poi consegnati in fogli ripiegati e alla fine “estratti” da un alunno; a questo punto è iniziato il gioco e la discussione. Le sedie sono state sistemate in modo circolare, eliminando i banchi, per stimolare maggiormente le interazioni fra i ragazzi. La psicologa conduceva il gruppo, cercando di favorire, a partire dagli interventi dei ragazzi stessi, una discussione sul tema del doping in relazione alle loro idee, al loro modo di sentire il problema, alle loro esperienze, e alle fantasie in merito a cosa essi stessi avrebbero fatto in situazioni reali analoghe.
All’inizio del gioco, i ragazzi dovevano semplicemente indovinare chi avesse fatto il disegno e perché; tale contesto, li stimolava a parlare del personaggio scelto come proprio ideale e dunque anche delle loro proiezioni sul personaggio.
I commenti dei compagni inducevano a varie riflessioni su se stessi, e a “vedersi” anche in rapporto a ciò che gli altri pensavano o percepivano.
Lo scopo era in definitiva di favorire il passaggio spontaneo dal gioco a una discussione di gruppo.
I ragazzi hanno poi preso visione dei cartelloni con i fumetti disegnati da alcuni compagni.
Successivamente, coloro che avevano preparato una canzone rap l’hanno rappresentata in presenza dei compagni, che si sono mostrati
molto divertiti. I testi delle canzoni sono stati redatti dai ragazzi sulla base di frasi-stimolo scelte tra le affermazioni generalmente usate
per convincere un giovane ad usare sostanze dopanti. I ragazzi hanno registrato una base musicale sulla quale poi cantare la canzone rap.
Ecco il testo di una delle canzoni rap: Da bambino ero diverso amavo correre te lo dico no, non c’era verso di farmi smettere…Mia madre e mio padre lo capirono al volo che il mio futuro era sfrecciare da solo. Così cominciarono le prime gare, così cominciarono le prime vittorie…ero il più forte non mi potevi fermare, ero il più forte, il resto, inutili storie…certo che l’allenamento era duro, ma il mio obiettivo era in mente, sarei stato un campione sicuro e il resto indifferente. Mi sveglio dopo anni non riesco a sopportare. In mezzo al gruppo sono io a sgomitare, me l’ha detto un mio amico, adesso puoi svoltare e spero ‘sta fatica non la dovrò più fare. Mi metto nelle mani del migliore specialista. Un paio di sedute e sono già protagonista, la massa s’ingrossa…ora ho il fiato da corsa…ogni giorno in palestra sono stretto da una morsa. Mi alzo sui pedali senza fare una piega…ho preso la droga…ora tento la fuga. Sfreccio tra gli avversari come si usa…senza voltarmi indietro…senza chiedere scusa. Stupefacenti, pastiglie, eccitanti, le provo proprio tutte per restare lì davanti. Perché questa è la mia prima giornata…con arrivo in volata…perdo conoscenza per un paio di minuti…il cambio di pendenza crea effetti sconosciuti. Il corpo collassa…l’effetto non passa…dopo pochi giorni il mio fisico si accascia. Forse ci ripenso nel cambiare la mia vita…due giorni come questi e la carriera è già finita…ma sbagliare è umano e ammetterlo da uomo…e a tutti quelli che ho ingannato ora chiedo perdono… Autori:V.Lupo, A.D’Elia |
Il laboratorio, pertanto, è stato realizzato come un sistema integrato vario e intenso, che ha consentito ai ragazzi di esprimersi a 360 gradi.
L’obiettivo era quello di permettere ai ragazzi di esprimersi attraverso vari strumenti e attività, in base ai loro talenti, capacità e gusti personali. Lo scopo era di favorire una partecipazione attiva, che permettesse di mettersi in gioco e dunque sperimentarsi rispetto al tema scelto del doping, con l’espressione di idee, opinioni, sensazioni ed emozioni.
RISULTATI DEL LABORATORIO
Grazie agli approfondimenti preliminari al laboratorio, abbiamo notato nei commenti dei ragazzi quanto loro avessero fatto proprie le esperienze e i concetti intorno ai quali avevano lavorato, assumendo parte attiva nell’intero processo.
Generalmente, in tutte le classi, gli aspetti ideali proiettati nel personaggio, si riferivano a capacità tecniche, fisiche, e anche del carattere, come la determinazione e la tenacia:
· “Leo Messi non fa cose inutili, gioca con semplicità… non prende in giro gli avversari… ha forza di volontà e qualità tecniche”
· “Rastner non ha la testa per vincere; nelle competizioni è importante per vincere, se sei troppo emozionato non… puoi… un campione deve saper controllare le proprie emozioni”;
Le ragazze spesso sceglievano ballerine o ginnaste:
· “La Comaneci è bravissima… tenace e determinata… e poi ha classe è elegante”;
· “Io ho smesso di danzare: occorre allenarsi tutti i giorni e con la scuola non ce la facevo…ma spero di poter riprendere…ho accettato di smettere perché ho capito che avevo dei limiti”.
Veniva spesso citata la capacità di reagire e ricominciare dopo un incidente, in alcuni sportivi famosi:
· “Phelps ha avuto una vita difficile ma non si è fermato, ha dimostrato tenacia e determinazione”.
Il successo economico era ritenuto frequentemente (circa l’80 per cento) un aspetto ideale da raggiungere.
· “Totti è diventato ricco anche se non è proprio istruito”.
· “Io me lo sposerei!”
In tutte le classi si riconosceva che l’uso di sostanze dopanti era un segnale di scarsa fiducia nelle proprie capacità. Tale fiducia in se stessi va costruita – per essere efficace e duratura – sulla base dell’allenamento, e non sulla base di scorciatoie. L’uso delle sostanze dopanti costituisce una scorciatoia che alla lunga può rivelarsi dannosa per la salute oltre a trascendere i valori sportivi.
· “Chi cerca aiuti esterni non ha fiducia in se stesso”.
· ”Chi si dopa è insicuro”.
Nelle classi in cui i ragazzi avevano partecipato al laboratorio dello scorso anno, abbiamo notato una maggiore disponibilità alla discussione di gruppo e una maggiore capacità di utilizzare l’approfondimento psicologico.
In una classe seconda, alcuni fatti di cronaca recente, quale la vicenda Moggi, o la storia di Pantani, hanno costituito lo stimolo iniziale; la discussione che si è creata spontaneamente verteva sui poli della libera scelta e della responsabilità individuale. Vi erano posizioni differenti e il dibattito, piuttosto acceso, ha favorito spunti di riflessione sulla difficoltà di prendere una posizione chiara e responsabile, soprattutto in un mercato economico che preme per la soddisfazione del guadagno ad ogni costo, senza tener conto della salute e dei valori sportivi. È chiaro che senza una collaborazione tra individui responsabili non vi sarebbe progresso, benessere e stabile convivenza.
La convenienza individuale tuttavia, per qualcuno, potrebbe costituire una tentazione appetibile.
Il rapporto tra uso di sostanze dopanti e un’immagine che ostenta forza muscolare ha trovato molti d’accordo sull’inutilità di tale rischio:
· “I culturisti cercano attenzione… riconducono tutto all’aspetto… all’immagine”.
· “Per me… le donne culturiste vanno contro un certo tipo di estetica”.
· “Posso capirlo per raggiungere ottime prestazioni… ma per l’aspetto…no!”.
Questo sembra dimostrare come i ragazzi siano consapevoli che è importante possedere un’immagine che incontri consenso, tuttavia esistono altre caratteristiche per farsi apprezzare: un’immagine armoniosa è ben diversa da un fisico eccessivamente muscoloso. C’è dunque un limite anche nell’estetica.
Riguardo al rapporto tra denaro e bisogno di lavorare si sono presentate due visioni contrapposte: da un lato l’essere disposti a tutto per ottenere vantaggi personali, dall’altro la coerenza e la fedeltà ai propri principi.
La discussione ha preso slancio sull’uso del doping come scorciatoia per raggiungere risultati ad ogni costo e ha poi allargato il campo ai giornalisti sportivi, che potrebbero essere intimati a dare notizie false o nasconderne altre.
Ecco uno stralcio della conversazione spontanea del gruppo in discussione:
-” E’ il denaro che fa girare il mondo…”
-“Sì, si deve lavorare in qualche modo!”
-“Non sono d’accordo… quello che devo fare me lo dice la mia testa!
-“Io avrei rimorso… rifiuterei!”
-“Mi dà fastidio essere rappresentato da chi ha un prezzo…”
-”Ma che potrei farci… Se mi licenziassero… Nessuno ti ringrazierà per la tua coerenza!”
-“Io invece andrei per strada a dire quello che penso!”
-”Non sono d’accordo… è relativo al contesto… in alcuni casi si può accettare un compromesso”;
-“No, si deve essere onesti anche con se stessi”.
Le affermazioni dei ragazzi, mostrano come gli aspetti ideali del proprio sé proiettati nel personaggio disegnato costituissero uno stimolo per la riflessione sulla loro esperienza reale e per la costruzione della stessa.
La discussione guidata è stato lo strumento che ha consentito questa riflessione, attraverso il confronto di opinioni e valori.
La quarta fase consisteva in una conferenza tenuta dalla psicologa nella quale veniva illustrato come il fenomeno del doping sia un fenomeno complesso, un intreccio di fattori fisiologici, psicologici, sociali.
Il focus della conferenza verteva in particolare sugli aspetti psicologici. Alcuni studi (Brower e coll. 1990) hanno evidenziato che un aspetto psicologico relativo al ricorso del doping è la dipendenza. E’ stato dato ampio spazio al concetto di dipendenza sotto vari aspetti:
· dipendenza adattiva e disadattiva (A. Oliverio Ferraris, 2006);
· tipi e forme della dipendenza;
· il circolo vizioso della dipendenza;
· il doping alla luce del concetto di dipendenza.
In seguito sono state esaminate le motivazioni, fisiologiche, psicologiche e sociali,nella scelta di sostanze dopanti;
In particolare ci si è soffermati su:
· il concetto di autostima;
· l’ immagine corporea e il doping;
· l’immagine corporea e l’identità;
· il mito del successo.
Spesso l’impegno sportivo viene stimolato eccessivamente in un atleta.
Lo scopo è di sostenerne un'autostima e un'identità fondata inizialmente solo sul successo agonistico, sul prestigio sociale, su aspettativedi elevato profitto, in seguito, sul timore di poter perdere tale identità “vincente”.
Se la costruzione dell'immagine corporea è fortemente condizionata dall'assunzione di droghe e se la condizione raggiunta è decisamente favorevole (mancata percezione della fatica, riduzione del dolore, maggiore potenza fisica, ecc.) può risultare difficile accettare di tornare a un'immagine corporea ordinaria. Si è creata pertanto una dipendenza dall'immagine corporea costruita assumendo droga. Tale situazione crea le premesse per l’utilizzo crescente di sostanze stupefacenti.
Il mito sociale del successo può risultare decisamente attraente per una persona giovane. I successi nel campo dello studio, o dello sport potrebbero svolgere un ruolo importante in tal senso, considerando che in questa fase evolutiva esiste un naturale narcisismo che consente di percepersi come individuo differenziato dai genitori.
Infine sono stati esaminati gli effetti dell’assunzione di sostanze dopanti e le conseguenze di tale scelta. Inoltre si è voluto fornire uno stimolo di riflessione sulle forme di manipolazione del mercato economico riguardo al doping.
Il tempo a disposizione prevedeva un dibattito finale.
Gli interventi dei ragazzi al termine della conferenza hanno sollecitato una discussione su alcuni temi di ampio interesse. Ad esempio, sulla questione della libertà di scelta individuale, sono emersi pareri differenti non solo riguardo al doping. Il dibattito, infatti, si è esteso al problema dell’uso di droghe in generale; in particolare l’ intervento provocatorio di un’alunna ha destato l’attenzione e l’accordo dei partecipanti: “chi decide di drogarsi lo fa a suo rischio e pericolo e se vuol farsi del male è una sua scelta”.
La provocazione è una manifestazione tipica dell’adolescente che indica il suo tentativo di individuarsi dalle idee degli adulti; è essenziale che l’adulto sappia cogliere la sfida come opportunità di evoluzione culturale offerta dal confronto e dal dialogo con i giovani.
A questo proposito l’insegnante di Educazione Fisica è intervenuta puntualizzando che il concetto di libertà individuale non può essere completamente avulso dal contesto (giovane età, inesperienza, influenza del gruppo dei pari). La psicologa ha ribadito il concetto sottolineando che c’è chi ha interessi economici nel mercato della droga che fa leva proprio sul desiderio/bisogno di autonomia giovanile e sul naturale narcisismotipico dell’adolescenza. L’insegnante di filosofia è intervenuta sostenendo la centralità dello sviluppo del senso critico che si struttura proprio attraverso tale confronto.
La quinta fase del progetto consisteva in una lezione in classe tenuta dall’insegnante di educazione Fisica riguardante alcuni aspetti di etica sportiva legati al doping.
La lezione si basava sul concetto che è proprio l’inderogabilità delle regole che rende lo sport affascinante e coinvolgente; questo induce ad accettare l’eventuale sconfitta senza che ci sia l’ipotesi di condizionarne l’esito a proprio vantaggio.
La manipolazione del risultato della gara, rappresenta, infatti, la più grave delle trasgressioni nei confronti dell’etica sportiva.
Lo sport è potenziamento delle risorse individuali, è l’instaurazione di un legame positivo con il proprio io che il doping finisce per spezzare. Chi pratica il doping si attenderà, da quel momento, una soluzione ai suoi problemi che parta dall’esterno e non da se stesso.1
1 R. Bassetti, Storia e storie dello sport in Italia, Marsilio 1999, pag 333
Come scrive F. Ravaglioli, infatti, non è facile far brillare nell’attualità la prospettiva.2
Il mito del successo ad ogni costo ha portato a perseguire il proprio vantaggio anche facendo ricorso all’inganno e alla truffa.
Il fiume di denaro sfociato nello sport ha accentuato lo stress dell’impegno atletico; i media, inoltre alimentano ed esasperano le tensioni, offrendo un palcoscenico visibile a chiunque sia alla ricerca di un sistema di spettacolarizzazione di sé. I campioni sportivi acquistano sempre maggiore fama, prestigio e ricchezza e gli esempi con cui spesso i nostri adolescenti si trovano quotidianamente a confrontarsi non sono certo ammirevoli. Lo sport ha, però, dentro di sé le qualità per equilibrare il rapporto tra questa terribile e inquinata tendenza moderna e un’adeguata coscienza dei propri limiti e delle proprie possibilità. Solo così possiamo sperare che lo sport continui a farci emozionare e forse anche sognare.
BIBLIOGRAFIA
$11. “Agonismo vs bullismo: una collaborazione fra un’ insegnante di educazione fisica e una psicologa”. Di Scala Silvia, Salvi Diana. Didattica delle Scienze, gennaio 2009.n. 259, Ed. La Scuola.
$12. “83 Giochi psicologici per la conduzione dei gruppi. Un manuale per psicologi, insegnanti, operatori sociali, animatori..”a cura di Sabina Manes,Franco Angeli, 1998.
$13. Le seduzioni del processo primario. Dipendenze adattive e disadattive: una radice comune? Psicologia contemporanea n.193, genn.-febb. 2006.
$14. AA.VV., La Trappola chimica, opuscolo Missione Salute, Ministero della Salute e Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca.
$15. Brower KJ, Eliopulos GA, Blow FC et al. (1990), Evidence for physical and physiological dependence on anabolic androgenic steroids in eight weight lifters. In American Journal of Psychiatry,147,510-12.
$16. Convenzione internazionale contro il doping nello sport. Parigi, 19 ottobre 2005.
$17. F. Ravaglioli, Filosofia dello Sport, Armando Editore
$18. R. Bassetti, Storia e storie dello sport in Italia, Marsilio 1999
2 F.Ravaglioli, Filosofia dello sport,Armando 1990, pag.164.
*Diana Salvi, psicologa-psicoterapeuta, Silvia Di Scala, insegnante ed fisica, liceo Righi di Roma.