I PRERAFFAELLITI : un mondo di emozioni nel mito e nelle immagini.

In questi giorni ho saputo della mostra dei preraffaelliti che si tiene a Torino: "Preraffaelliti. L'utopia della bellezza" dal 19 aprile al 13 luglio 2014. Nel guardare le foto delle locandine e dei giornali i volti ritratti, così misteriosi e al contempo colmi di sensualità terrena già suscitano curiosità e interesse.

 La confraternita dei preraffaelliti è nata nel 1848, in Inghilterra, fondata da John Everett Millais, William Holman Hunt, Dante Gabriele Rossetti, Edward Burne-Jones. L'arte prearaffaellita ha le sue radici nel romanticismo e anticipa il simbolismo e in epoca vittoriana, di degrado culturale,  si propone di "cambiare la società e questa doveva essere la missione degli artisti" (Argan, p.218).

 

Il ritorno ai "primitivi", in cui si ritrova però più un esempio di modello morale professionale che formale, e l'adesione alle cose naturali che consente di scoprirne il segreto, conduce alla rivisitazione del passato, ai temi medievali e greci, a immagini e visioni del mito, che in una linea sottile senza tempo conduce a verità spirituali in esso celate. Ad esempio la figura femminile, eterea, sfuggente, eppure seduttiva, inquietante. Secondo Aldo Carotenuto, psicologo psicoanalista Junghiano, nelle opere preraffaellite "il femminile viene spesso percepito nel suo aspetto terrifico" (Carotenuto, p. 204) La figura eterea femminile dipinta dai preraffaelliti sembra incarnare una proiezione dell'Anima ovvero "il sofferto rapporto dell'uomo con il femminile" (p.205) queste donne evocano il mito dell'Amore impossibile, e tante sono le storie di amori infelici che i miti raccontano, come quella di Ofelia o di Tristano e Isotta. Questo femminile evoca un'eterna distanza e proprio per questo affascina in una seduzione mortale. Perché "mortale"? Perché impedisce un rapporto, perché evoca una chiusura al mondo, agli altri.

Il narcisismo è, secondo Carotenuto, l'aspetto patologico che sta dietro lo sguardo malinconico di queste figure femminili, che sembrano assorbite in se stesse. L'individuo narcisista è incapace di vedere fuori da se stesso, in una ricerca costante di un rispecchiamento di sé che forse gli è mancato. La sua ricerca è una ricerca di identità. Se si è capaci di attingere in modo sano al proprio narcisismo si approda alla terra della creatività e il rapporto con L'Altro non solo diviene possibile ma è fonte di arricchimento, proprio perché diverso da sé. L'investimento in un oggetto d'amore conduce così alla dimensione progettuale e a nuovi orizzonti. Diversamente, quando l'Altro è visto in modo speculare a sé la relazione diventa difficile o impossibile. Quello che accade è che la persona è catturata dalle proprie immagini interne e questo impedisce un rapporto con un'altra persona percepita come diversa da sé. Questo negarsi all'Altro è a volte, ciò che attrae e affascina in un gioco pericoloso, spesso mortale, conduce a rapporti intrisi di sofferenza, che con l'amore, inteso come rapporto che nutre e vivifica, hanno poco a che fare.

Bibliografia

Carotenuto A., "Il mondo mitico dei preraffaelliti e dei simbolisti", in: Il fascino discreto dell'orrore. Psicologia dell'arte e della letteratura fantastica. 1997, Bompiani.

Argan, G.C., L'arte moderna. Sansoni, 1970.

"La rivoluzione preraffaellita", a cura di Lara Leovino, in: Appuntamenti d'arte, Bell'Italia, n 337, maggio 2014.