A BEAUTIFUL MIND

Questo film racconta una storia vera: quella di John Nash, un uomo con una “bella mente”, una mente che genera teorie matematiche ma è anche una mente che “vede” cose non reali.

Il periodo in cui John Nash approda al mondo accademico è caratterizzato dalla “Guerra fredda”, in cui “il nemico” va sorpreso, anche ingannato se necessario, e per questo occorre trovare sempre nuove idee creative. E John si impegna in questa sfida con tutto se stesso e vuole combattere con le sue armi: la ricerca, l'impegno, la voglia di supremazia nel mondo accademico. John vuole essere il migliore. In lui coesistono tre personaggi: lo studioso matematico amico, la nipote di questi, bambina innocente, il politico senza scrupoli che effettivamente esistono come proiezioni di parti di sé ma che ad un certo punto si scindono prendendo il sopravvento e prendendo corpo come entità a se stanti - nella sua mente che li vede - e che dunque li crede reali e per lui sono reali ma frutto della sua immaginazione. John è affetto da schizofrenia. Questa è la diagnosi che i medici comunicano ad Alicia, sua moglie, di fronte all'inconsistenza dei personaggi che vede solo lui e che la moglie non vede perché non sono reali.

Inizialmente il regista ci fa sentire come probabilmente si sente John, anche noi vediamo quei personaggi e li crediamo reali; la macchina da presa è la “mente” del regista che proietta sullo schermo ciò che lui vede e ci fa vedere. Solo attraverso Alicia, moglie attenta e amorevole, scopriamo che nulla di ciò che John vede esiste nella realtà. E anche il pubblico si commuove insieme a questa coppia che si trova improvvisamente sprofondata nella sofferenza e nella fatica di gestire un evento tanto disgregante per la loro famiglia. Saranno le cure e soprattutto l'Amore che li riporterà ad una vita quasi normale, l'amore di Alicia che non abbandona mai il suo sposo e che nonostante sia costretta a farsi carico di sostenere la sua famiglia riesce a con-vincerlo di cercare di diventare consapevole dei frutti non veri della sua mente, che è a tal punto una “bella mente” da accettare questa sfida e il sentimento per lei così grande da far scaturire quella fiducia che gli consentirà di decidere di ignorare quei personaggi, al fine di diminuire il loro potere e di riprendersi la padronanza di sé.

E sarà lo stesso Nash a dirlo in modo toccante in occasione del suo Premio Nobel per l'economia nel 1994: «Ho sempre creduto nei numeri, nelle equazioni e nella logica che conduce al ragionamento. Ma dopo una vita spesa nell'ambito di questi studi io mi chiedo: cos'è veramente la logica? Chi decide la ragione?... E' soltanto nelle misteriose equazioni dell'amore, che si può trovare ogni ragione logica» e rivolgendosi ad Alicia «Tu sei tutte le mie ragioni».

Per inciso, sembra interessante l'accenno del regista al collegamento tra questo disturbo -la schizofrenia - e il contesto socio-economico e politico della Guerra Fredda dove il "nemico" è conosciuto ma non si manifesta in modo "visibile", come invece era nelle Guerre precedenti.