BULLISMO A SCUOLA: Strategie per un intervento efficace

 

I mass media riportano sempre più di frequente fenomeni di bullismo caratterizzati spesso dall'azione congiunta di gruppi di piccoli bulli; le cosiddette “baby gang”. Sono generalmente composti da un leader e da altri coetanei o anche ragazzini più grandi che mettono in atto comportamenti aggressivi personalmente, oppure di appoggio e di copertura ai responsabili dell'atto aggressivo.

Quali sono i motivi sottostanti al diffondersi di questi comportamenti di bullismo collettivo?

La letteratura ci fornisce alcuni motivi principali:

-il bullo sfida l'autorità degli insegnanti così rappresenta per i suoi compagni un modello positivo, guadagnando il loro rispetto;

-essere parte di un gruppo diminuisce la inibizioni sociali come dimostrano le ricerche nel campo sociale ;

- partecipare al gruppo consente di ridurre il senso di colpa per gli atti commessi.

 

Il bullismo resta spesso un fenomeno nascosto, anche per molto tempo, perché gli atti non vengono denunciati ai genitori o agli insegnanti. La vittima di quegli atti riporta così delle conseguenze anche molto rilevanti, profonde e spesso irreversibili. Il motivo di questo risiede nella paura di ritorsioni che consistono soprattutto nell'isolamento sociale della vittima più che atti di aggressione fisica; la vittima viene quindi esclusa anche dai compagni che non hanno partecipato direttamente all'aggressione. Inoltre nel gruppo esiste una certa pressione affinché non ci si rivolga a persone adulte, soprattutto nei gruppi preadolescenziali e adolescenziali.

Occorre tener conto della matrice sociale di tale fenomeno: spesso è l'ambiente omertoso che consente il manifestarsi di questi atti devianti.

 

Il bullismo è dunque un fenomeno sociale, caratterizzato dal relativo isolamento della vittima e dall'appoggio al bullo del gruppo di coetanei. La strategia antibullismo più efficace quindi, sembra essere innanzi tutto la responsabilizzazione degli allievi secondo un'azione congiunta di tutta l'istituzione scolastica e in particolare dal gruppo dei pari che vengono coinvolti direttamente. Tale strategia comporta una filosofia educativa diversa, mirata a interventi basati sulle risorse del gruppo dei coetanei che fungono da mediatori, piuttosto che a interventi disciplinari come avviene tradizionalmente, ove l'adulto (insegnante e/dirigente scolastico) impone dall'esterno una punizione. Occorre cioè educare ad una mentalità basata sulla capacità negoziale dei ragazzi, sulla solidarietà di tutto il gruppo, sul far proprie le norme che caratterizzano la comunità e non sulla legge del più forte.

 

Le strategie che si sono dimostrate più efficaci, secondo recenti studi sono il Peer mentoring, il Peer mediation e il Peer counseling; tali strategie vengono utilizzate a seconda delle dinamiche relazionali tipiche della scuola. Se prevalgono atti di prepotenza dei ragazzi più grandi verso i più piccoli, oppure verso nuovi arrivati, la strategia di intervento consigliabile è il peer mentoring; se prevalgono difficoltà a negoziare nei conflitti, scontri verbali e forte competitività con dominanza del gruppo si consiglia il peer mediation; se invece nella scuola ci sono diversi ragazzi con problematiche emozionali è preferibile il peer counseling. Ciascuna di queste strategie prevede un training specifico e una supervisione dei ragazzi coinvolti. La formazione consiste nell'evidenziare le caratteristiche del bullismo, le tipologie, sviluppare capacità di ascolto, di sopportare le difficoltà emotive del compagno affidato e di fornire dei feedback sulla base di parafrasi. L'obiettivo è rendere autonomo l'allievo assistito nel risolvere i propri problemi; bisogna anche evitare che egli diventi dipendente dal proprio mentore.

In conclusione, l'obbiettivo di tale approccio è quello di modificare la struttura relazionale che conduce agli atti di aggressività e prepotenza: da una situazione in cui la vittima non riesce a difendersi, resta isolata e non viene supportata dai compagni che assistono e il bullo la aggredisce e ottiene potere, si procede verso una situazione in cui la vittima sa difendersi in modo assertivo, gli spettatori la supportano e il bullo viene aiutato a comprendere gli effetti delle sue azioni.

Un tale approccio richiede impegno e può sembrare ambizioso ma i risultati che si ottengono sono molto preziosi ai fini della prevenzione sia degli atti di prepotenza che dello sviluppo di stati emotivi problematici; se il problema non viene affrontato per tempo infatti, le conseguenze potrebbero essere molto serie sia per la vittima che per il bullo. Tale approccio infatti consente di sviluppare capacità empatiche, abilità sociali e una visione del conflitto come qualcosa di gestibile.

 

Un altra strategia efficace sembra essere quella di una formazione continua attraverso interventi periodici mirati e regolari; consistono in gruppi di discussione guidati da una psicologa/o in cui si favorisce lo sviluppo della consapevolezza di determinate dinamiche relazionali tra pari e all'interno della comunità di appartenenza. Il lavoro può essere svolto anche su più livelli e cioè in collaborazione con uno o più insegnanti che condividono gli stessi obbiettivi formativi del Progetto di intervento e può essere svolto anche a livello multidisciplinare, utilizzando per esempio le ore di Educazione civica suddivise attualmente tra i vari docenti.

A questo proposito rimando alla visione dei lavori da me svolti nella scuola per il progetto formativo “Educazione al senso del limite”; un progetto originale realizzato in collaborazione con la prof.ssa Silvia Di Scala al liceo Augusto Righi di Roma.

 

Approfondimenti:

 

Fedeli Daniele., Azione antibullismo: step operativi per la costruzione di una scuola prosociale, in Psicologia e Scuola, pp. 47-57, Nov.-dic. 2008.

Salvi Diana, Di Scala Silvia.“Agonismo vs bullismo: una collaborazione fra insegnanti di educazione fisica e psicologi”. Didattica delle Scienze, gennaio 2009.n. 259, Ed. La Scuola.

Salvi Diana, Di Scala Silvia. “Le regole per l'autonomia. Un paradosso interessante.” 2018, www.deascuola.it, Ed. De Agostini.

Salvi Diana, Di Scala Silvia. "Incontri - Scontri: l'aggressività e il senso del limite”, ottobre 2015, www.deascuola.it, zona scienze motorie, Ed. De Agostini.

Lee C., Preventing bullyng in schools, Paul Chapman, London. 2004